La preghiera del Vigile del Fuoco

Iddio, che illumini i cieli e colmi gli abissi,

arda nei nostri petti, perpetua, la fiamma del sacrificio.

Fa più ardente della fiamma il sangue che ci scorre nelle vene,

vermiglio un canto di vittoria.

Quando la sirena urla per le vie della città,

ascolta il palpito dei nostri cuori votati alla rinuncia.

Quando a gara con le aquile verso di Te saliamo,

ci sorregga la Tua mano piagata.

Quando l'incendio, irresistibile avvampa,

bruci il male che s'annida nelle case degli uomini,

non la ricchezza che accresce la potenza della Patria.

Signore, siamo i portatori della Tua Croce,

e il rischio e' il nostro pane quotidiano.

Un giorno senza rischio e' non vissuto,

poiché per noi credenti la morte e' vita, e' luce

Alberto Giombini.
All'indomani della nascita del Corpo il nostro si rese subito conto che era importante anche dare un identità al Corpo.... dargli dei simboli attorno a cui riunire i cuori dei suoi vigili. Dopo l'Inno egli si preoccupò della preghiera perchè se l'avevano tutti i corpi e le specialità d'Italia era giusto che l'avessero anche i suoi ragazzi. Nell'ambito della Milizia di cui egli era Console Generale fuori ruolo conobbe il Console Auro D'Alba. (sia per lui che per Giombini il grado era stato conferito fuori ruolo a titolo onorifico). Questi era un fine poeta di Scuola Dannunziana vicino a tratti al futurismo di Marinetti.
In D'Alba trovò un caro amico che prese a frequentare periodicamente. Fu proprio in virtù di questa amicizia che Alberto Giombini lo pregò di redarre la preghiera. Malgrado D'Alba non ne avesse mai scritte si cimentò nell'opera proprio per via di questa amicizia e scrisse la bellissima preghiera che ancora oggi ci appartiene.

VD A. Mella

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